venerdì 31 dicembre 2010

Buon anno alla generazione senza avvenire



In questo momento la maggior parte di voi sarà intenta ad organizzare il cenone di fine anno, di questo 2010 che volge al termine. Ci si ritrova tra amici e parenti a festeggiare l'inizio di un nuovo anno, e come tutti gli anni ci si augura che sia migliore del precedente, con gli stessi auguri e le stesse speranze di realizzare i nostri sogni. Ci si accorge però che la situazione in realtà non cambia, anzi peggiora di volta in volta. Trovare un posto di lavoro diventa un'utopia, i prezzi di benzina, cibo e servizi vari aumenteranno di circa mille euro in più rispetto all'anno precedente, e ciò contrasta con l'aumento dei disoccupati e dei cassi integrati. Siamo diventati la generazione che vive giorno per giorno, senza certezza per il domani, che non è in grado di poter raggiungere quella stabilità economica capace di poter pensare a un futuro sereno.
In tutto questo la nostra classe politica è totalmente incapace di governare un Paese, piegata ed inerme di fronte la sete di potere delle grandi corporations e delle banche dagli scopi prettamente privati.
Mentre i telegiornali degli ultimi giorni intervistano attrici e soubrette per gli auguri alla nazione e per informare il pubblico sui loro prossimi spettacoli, nessuno ha dato risalto all'ennesimo suicidio di un ragazzo di 27 anni, causato dalla perdita di un posto di un lavoro.
Riporto l'articolo qui di seguito, invitando i lettori ad una riflessione: un posto di lavoro è molto di più che un impiego, è una speranza per il futuro, è una strada per realizzare un equilibrio personale e familiare; ancora per quanto tempo possiamo permettere a questa èlite composta da politici, banchieri, manager dagli interessi privati di manipolare le nostre esistenze fino a privarci della vita stessa?

Crisi: ennesimo suicidio per la perdita del lavoro (di Gianpaolo Battaglia)
Mentre i nostri politici stanno trascorrendo le loro vacanze natalizie lontano dal lavoro data la lunga sosta prevista per il Parlamento, e siamo sicuri che ciascuno di essi ne avrà approfittato per concedersi il lusso di una destinazione molto appetibile, nel paese reale continuano ad accadere fatti drammatici legati alla dura contingenza della crisi economica; è di poche ora la notizia diffusa da un giornale locale, La Nuova Sardegna, di un gesto estremo compiuto da un ragazzo che, rimasto senza lavoro in quanto licenziato, ha deciso di togliersi la vita la sera prima di Natale impiccandosi nel garage della sua abitazione; un suicidio, l’ennesimo legato al dramma della perdita del lavoro come il nostro giornale ha più volte certificato raccontando, in passato, episodi analoghi ( Crisi: dacci oggi il nostro suicidio quotidiano ) ( Disuguaglianza e suicidi ).
Tornando all’ episodio del suicidio avvenuto a Cagliari, veniamo a raccontare i fatti; il ragazzo protagonista del gesto estremo era un lavoratore di 27 anni impiegato da 10 presso una società di soccorso stradale con un contratto a tempo indeterminato, una sorta di miraggio di questi tempi. A metà Dicembre tuttavia il ragazzo, il cui nome per volere dei genitori è stato mantenuto riservato, riceve una lettera di preavviso di risoluzione del rapporto da parte dei vertici della società nella quale si legge che deve andarsene a causa di un esubero del personale.
Il ragazzo entra naturalmente in un vortice di disperazione preoccupato soprattutto, come hanno raccontato i genitori, per quelle rate della macchina e della tv che deve ancora estinguere e che ora non sa come onorare;pochi giorni e poi il gesto estremo che lo porta scegliere la strada del suicidio.
A trovare il suo corpo senza vita all’interno del garage di famiglia, impiccato al soppalco del magazzino con una corda, è stata la madre stessa. «Non aveva problemi, andava tutto bene. Fino a quando non l'hanno licenziato» sono state alcune delle parole pronunciate da parte dei genitori del ragazzo, la cui storia sembra essere comune a molti giovani e meno giovani.
Stretti dalla morsa della crisi (che qualcuno ci racconta non esserci) e della disoccupazione sono sempre più coloro i quali perdono il lavoro e si ritrovano dall’ oggi al domani in mezzo ad una strada; per alcuni di loro, il gesto del suicidio non è poi una ipotesi così remota e spesso purtroppo si sceglie anche di attuarlo. Il tutto nell’ indifferenza ed incapacità di una classe politica intenta soltanto, come dimostrano gli ultimi avvenimenti di cronaca, ad accaparrarsi poltrone e piazzare nei posti di comando, ben retribuiti, parenti, amici, ed amici degli amici.
Storie come quella accaduta a Cagliari, con protagonisti portati al suicidio da una società sorda ed incapace, non sono una novità e, ne siamo certi, continueranno purtroppo ad accadere; chissà se l’eco di quanto accaduto al giovane arriverà nei luoghi dove i nostri politici stanno trascorrendo le loro meritate vacanze.

Salvatore Tamburro

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