sabato 7 febbraio 2015

TSIPRAS, UN ALTRO FALSO LEONIDA


Il presidente John Fitzgerald Kennedy dichiarò, durante il suo discorso di insediamento, «Non dovremo mai negoziare per paura».

Tsipras prima che venisse eletto sembra dovesse interpretare il ruolo di Leonida contro il temibile Serse, interpretato dalla Troika.
Si parlava di uscita dall'euro, di rivedere tutti i trattati europei, di non dare nemmeno un centesimo di euro a FMI e a BCE, di rinnegare le riforme strutturali imposte dall'Ue.

E adesso, dopo le elezioni, che è successo al nostro Leonida-Tsipras?
Dove è finito il suo coraggio nel manifestare contro il temibile mostro della troika?

Adesso Tsipras e il suo valoroso prode Varoufakis sembrano accontentarsi anche solo di un allungamento del piano debitorio.

La situazione del debito pubblico greco è la seguente: esso ammonta a 323 miliardi di euro, pari al 177% del Pil. Di questi, il 15% è detenuto dal settore privato, il 10% dal Fondo monetario internazionale e il 6% dalla Bce. Il grosso del debito, ossia il 60% del totale, pari a 195 miliardi di euro, è in mano agli altri governi dell’eurozona. Di questi 195 miliardi, 142 miliardi sono arrivati alla Grecia attraverso l’Efsf, il Fondo europeo di stabilità finanziaria (noto come “Fondo salva-stati”); 53 miliardi sono invece il frutto di prestiti bilaterali ricevuti dagli altri stati membri. 
I paesi più esposti al debito greco sono la Germania (56 miliardi), la Francia (42 miliardi), l’Italia (37 miliardi), la Spagna (24 miliardi) e l’Olanda (11 miliardi).