mercoledì 15 aprile 2015

L'EURO-SISTEMA NON PUO' REGGERE SU 2 PILASTRI SBAGLIATI


La nefasta Troika (Ue-Bce-Fmi) sta applicando per la Grecia, ma potremo estendere il discorso a tutti gli stati della periferia europea, una ricetta economica che si basa sostanzialmente su due pilastri: riforme strutturali (liberalizzazione del mercato del lavoro, riduzione del costo del lavoro, privatizzazioni, ecc.) per rilanciare l’economia e ampi avanzi primari per abbattere il debito.

C’è solo un problema: i dati dimostrano che i paesi che in Europa hanno seguito questa ricetta economica sono proprio quelli che presentano le condizioni peggiori sia in termini di performance economica (crescita, occupazione, ecc.) che di andamento del debito pubblico. Parlo dei paesi che erroneamente chiamano “spendaccioni” e “irriformabili” della periferia.

Analizziamo entrambi questi "pilastri" su cui si fonda l'Unione europea:

I) Prendiamo le RIFORME STRUTTURALI: secondo un recente rapporto dal nome Going for Growth (2015) dell’O.C.S.E. (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) il paese dell’eurozona che negli ultimi sette anni (dal 2007 al 2014), quindi da prima della crisi economica del 2008, ha fatto più riforme strutturali è, udite udite, la Grecia! 
Nelle successive posizioni troviamo Portogallo, Irlanda e Spagna. L’Italia è all’ottavo posto, la Germania che passa per il paese più virtuoso d'Europa è – indovinate un po’? – al diciassettesimo posto.

venerdì 3 aprile 2015

AL DIRETTORE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE

 
Egregia dott.ssa Rossella Orlandi,

nelle sue vesti di Direttore dell'Agenzia delle Entrate, dovrebbe comprendere che lo Spesometro che perseguita i piccoli commercianti e professionisti non serve a nulla come strumento di lotta all'evasione. Al posto di quei circa 90-100 miliardi di euro di evasione che vorrebbe recuperare dalle tasche dei cittadini italiani già martoriati da politiche fiscali e monetarie partorite dalla mente di incapaci, le offro una soluzione ben più redditizia: vada a verificare i miliardi evasi dalle banche commerciali italiane, dal falso in bilancio alle operazioni di clearing internazionale, e scoprirà ben oltre 2mila miliardi di euro che non finiscono nelle casse del fisco italiano.
Risparmierebbe fatica perché invece di milioni di italiani basterebbe controllare appena i primi 10 gruppi bancari italiani e, inoltre, recupererebbe 20 volte di più della cifra da lei ipotizzata.
 
Conscio della sua determinazione nello stanare gli evasori e recuperare miliardi di euro utili a soddisfare i bisogni di cittadini ed imprese sono sicuro che accetterà il mio modesto consiglio.

Cordiali saluti.
Salvatore Tamburro