mercoledì 20 gennaio 2016

BAIL-IN: IL PIANO DI CONFISCA DEI RISPARMI DEGLI ITALIANI


Chi mi conosce e mi segue da tempo sa che sono diversi anni che informo gli Italiani circa le truffe del sistema bancario.
Adesso tutta la polvere che i banchieri avevano cercato di nascondere sotto il tappeto sta finalmente venendo fuori. Il re è nudo.
Gli italiani vedono la loro fiducia calpestata dalle banche, i loro sacrifici derisi, i loro rendimenti ormai trasformati in promesse che non saranno mantenute.
Stanno aprendo gli occhi e si accorgono che i loro risparmi, messi da parte spesso dopo aver sostenuto sacrifici per una vita intera, adesso sono andati o stanno per andare letteramente in fumo.
 
Non è affatto un caso che, a partire dal 1° gennaio 2016, sia entrato in vigore il BAIL-IN.
 
In cosa consiste?
In sostanza, il salvataggio dell’istituto di credito non avverrà più con soldi pubblici (dello Stato e/o delle banche centrali), bensì attraverso la riduzione del valore delle azioni e di alcuni crediti (come quelli dei correntisti che abbiano depositato più di 100mila euro) o la loro conversione in azioni, per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in misura sufficiente a risolvere la crisi e a mantenere la fiducia del mercato.
Tradotto in parole semplici: adesso l'onere di salvare una banca in dissesto ricade sui risparmiatori della stessa banca, in particolare su:
- azionisti
- obbligazionisti
- correntisti (con oltre 100mila euro di deposito).
Gli azionisti della banca colpita dal crac saranno i primi a farne le spese. Poi si passerà a colpire i possessori delle obbligazioni convertibili in azioni emesse dall'istituto bancario in crisi, i possessori delle obbligazioni subordinate e poi i possessori delle obbligazioni non garantite, tra cui quelle 'senior insecured'. Se il patrimonio di azionisti e obbligazionisti non dovesse essere sufficientemente svalutato per colmare le perdite delle banca, si passerà ad attingere dai depositi dei correntisti.
 
In Italia abbiamo banche solide?
Il parametro fondamentale per capire la solidità patrimoniale di una banca è il Common equity tier 1 ratio, in sigla Cet1, che la BCE pretende che sia non inferiore all'8% nei casi ordinari. Il Cet1 segnala il rapporto tra il patrimonio netto (capitale + riserve) e le attività ponderate per il rischio. Una percentuale minima dell'8% corrisponde ad esigere che una banca non presti denaro alla clientela per un importo superiore a 12,5 volte il proprio capitale, tenuto conto dei rischi.
In Italia, la media del Cet1 per le banche è dell'11%, quindi, ben al di sopra dei minimi regolamentari imposti.
Purtroppo però non tutte le banche italiane soddisfano questo requisito.